revistamigrante

Tuesday, May 13, 2008

TEXTO CONFERENCIA EN ITALIANO

CONFERENCIAS EN EL MUSEO PIGORINI (organizadas por la antropóloga peruana Elia Otero)
17.00 - José Luís Pizarro (Chile) Gli aymara tra storia e futuro. 17.30 - Raúl Bolaños (Perú) Evoluzione storica del quechua “queswasimi”, 18.15 - Alessandra Ciattini (Italia) La religiosità degli immigrati peruviani a Roma: “La procesión del Señor de los Milagros”
18.45 - Edwin Pérez (Bolivia) Dalle radici andine al nuovo uomo e donna del secolo XXI: è un progresso o un regresso? (De las raíces andinas al nuevo hombre y mujer del siglo XXI: un avance o retroceso?)- texto adjunto.

Texto en italiano (traducido por Elia Otero)

Buona sera a Tutti

Dopo le precedenti relazioni che avete potuto sentire, avete conosciuto in parte il grande valore e potenziale culturale dei latinoamericani attraverso il tempo.
La cultura Maya, Azteca, Inca Tiawanakota ed altre di grande importanza, ci rivelano da sempre il nostro desiderio di conoscere ciò che sta più al di là della superficie della terra che noi chiamiamo Pachamama o Madre terra della quale ci nutriamo per diventare essere umani.
Le nostre culture originarie non furono statiche ma sempre cercarono di espandersi. Se parliamo di migrazione possiamo menzionare teorie che segnalano che i nostri antenati partirono dal Sudamerica e sarebbero arrivati a ciò che oggi è l’Europa e si spinsero molto più in là. Ci sono resti di coca nelle tombe dei faraoni egiziani.
Noi aymaras cileni, peruviani e boliviani assomigliamo molto ai lapponi di Finlandia e Svezia, solo che siamo più scuri. Chi può sapere cosa sia avvenuto nel corso di migliaia di anni?
E pure vero, che anche Roma a propagato la migrazione e lo spostamento del suo popolo dai tempi biblici. In Svizzera, Spagna, Turchia e Israele lasciando i resti architettonici del grande Impero Romano, costruzione magnifiche, ed oggi vi è sangue italiano anche nei geni di milioni di latinoamericani; Dal nome Italia e dal latino dipende che noi chiamiamo latino un uomo che non solo segnala l’origine ma anche il temperamento che dimostra per la maggior parte, come gradevole, allegro e aperto. Hollywood ha esaltato la frase “latin lover”, che in molti casi è proprio vero ed in altri no è cosi. Ma bisogna capirlo per poter interpretarlo….
Esistono dei documenti raccolti da storici che ci segnalano che durante il periodo de la colonizzazione del XVI – XVII secolo nella zona andina arrivarono anche degli italiani commercianti con la finalità anche loro di conquistare ed arricchirsi sfruttando i nostri antenati, loro arrivavano con l’aiuto dei sacerdoti cattolici italiani.
In tempi moderni gli italiani migrarono in Sudamerica, in particolare in Argentina con un carico culturale interessante. La “pizza ” la “nonna” il gioco del calcio furono le loro carte di presentazione, però, nel senso negativo anche le mafie organizzate, che oggi si percepisce poco.
Esistono delle ricerche che in Argentina, gli italiani arrivarono formarono parte della classe borghese ed anche di quella operaia. In Perù gli italiani arrivarono ad aumentare la classe medio – alta c’erano degli italiani come Antonio Raymondi che si dedicarono alla ricerca e che hanno contribuito alla conoscenza della fauna, flora e geologia peruviana ed anche di quelli che hanno fatto fortuna come imprenditori e molti di loro fanno parte della politica. Oggi possiamo vedere fra i diversi politici del governo peruviano, il militare Luís Giampietri chi è di discendenza italiana. Anche in Venezuela sono riusciti ad avere la stessa condizione benestante.
In Bolivia la colonia italiana è relativamente piccola, ma ha una notevole influenza nell’ambito economico, l’ Impresa Nazionale di telecomunicazioni è controllata da italiani cosi come la costruzione del centro di provvedimenti dell’acqua a Cochabamba.
Uno degli italiani più notevole in Bolivia è Francesco Zaratti, che è un fisico che ho conosciuto guardando le stelle nel planetario della università della Paz e che oggi analizza le profondità del suolo come esperto dell’area d’idrocarburi. Fu anche ministro del governo precedente.
Ma da anfitrioni da allora adesso ci siamo convertiti in visitatori. Per le strade di Milano, Bergamo, Roma, Genova che ho visitato tante volte, ho incontrato i miei fratelli in una nuova esperienza migratoria.
A Genova nella terra di Colombo, incontrai una donna boliviana che era stata vittima dello sfruttamento lavorativo.
Due anni fa guardando il mare ricordavo come gli europei avrebbero attraversato l’oceano per saccheggiare le nostre ricchezze e oggi, vantandosi che sono diventati il Primo Mondo, non vogliono più condividere la propria comodità materiale.
Alcuni dicono che noi latinoamericani siamo in troppi qui. Ma voi sapete anche che la nostra condizione di “extracomunitari” ci fa affrontare molte difficoltà. La rigidità delle leggi migratorie vanno in aumento e con questo si approfondisce la disintegrazione familiare delle persone che gia si trovano in Europa, come il raggiungimento dei figli e le difficoltà per entrar ed uscire dalla Comunità Europea.
Con gli attentati dell’11settembre i governi degli EEUU ed Europa hanno trovato la scusa politica per porre molte barriere nel contesto burocratico. Cosi, non solamente siamo possibili delinquenti, ma anche potremmo essere terroristi ed essere un minaccia per la società europea. La paranoia generata dalla “industria della paura” fa in modo che si costruiscano più e più muri nelle frontiere geografiche ma anche in quelli mentali. Quanti matrimoni binazionale ci saranno in Italia? Quanti di noi, includendo i latinoamericani, abbiamo amici di altre nazionalità? È questo è sufficiente per parlare di interculturalità? Voi avete la risposta.
Ma noi latinoamericani che abbiamo ereditato lo spirito conquistatore, perseverante e di permanente superazione, non ci rassegnamo a vivere nei ghetti o semplicemente di essere mano d’opera che si scarta quando non serve più. Conosco connazionali che non hanno i documenti in regola in Europa, ma loro al momento di danzare o cantare in spettacoli popolari mostrano con energia la nostra cultura e anche protestano senza paura di fronte alle ingiustizie. Ci sono anche persone molto distaccate nelle università o centri accademici e potrebbero aumentare, ma dobbiamo aprirci anche noi raddoppiando le nostre energie per la nostra stessa condizione di “extracomunitari.”
In questo mese di maggio, faccio il mio omaggio alla donna, mamma, e migrante che precisamente deve lottare tre volte in più per poter mantenere queste tre condizioni.
Ma, ancora ci sono delle domande. In questo mondo globalizzato, come possiamo rompere la barriera che ci divide fisicamente e mentalmente che continua a separarci?
Credo che esperienze come questa nella quale vediamo congregata gente di molte nazionalità sia un buon cammino, ma bisogna aumentarlo attraverso i mezzi di comunicazione.
Cosi come noi impariamo e applichiamo il codice romano e ammiriamo il colosseo e la Fontana di Trevi, vi invitiamo anche a voi a capire ed a applicare la nostra visione del mondo riflessa nel ama sua, ama llulla, ama kella, che vuole dire (non essere ozioso, non essere bugiardo e non rubare ) e che ammiriate la grandezza archeologica di Machu Picchu , Tiawanaku y Samaipata. Cosi come noi ammiriamo la Cappella Sistina e lo splendore della musica europea nella voce di Pavarotti. Vi invitiamo a conoscere la pittura barroca nelle chiese Andine o come si eleva la musica classica barocca nella amazzonia nelle zone delle missioni gesuitiche di Chiquitos, interpretato dai bambini del luogo. Anche possiamo rompere le barriere che impediscono di comunicarci attraverso del Atamiri, che è un sistema di traduzione multilingue che ha come base la lingua aymara.
E per i credenti vorrei dire, qui ci incontriamo vicino al Vaticano, ma molto lontano di Dio. Il giorno che comprenderemo che Gesù, oltre alle sue molteplici caratteristiche, era anche un migrante, sapremo che la fede non si fortifica guardando soltanto il cielo, ma anche guardando negli occhi di chi ci sta vicino e che siamo uguali al di là del colore dei capelli e dei nostri passaporti.
Una esperienza personale. Una volta. Essendomi smarrito in Germania dentro i miei maratonici viaggi, mi missi a piangere dentro una chiesa, quando ai piedi di una immagine, lessi: “avevo fame e tu mi disti da manggiare, avevo sete mi desti da bere, ero malato o in carcere mi visitasti”.

In questi tempi ci sono quelli che continuano a proporre la purezza delle razze e che i parametri culturali devono essere unici e differenti in relazione agli altri.
Ma nonostante queste idee, tutto indica che è vitale l’interazione culturale, attraverso una sincera integrazione e la costruzione di un mondo interculturale.
La fusione delle culture che oggi stiamo vivendo è una evidenza del progresso che dobbiamo fare fronte considerandola nella scala umana.
Ma non basta con avere sangue andina o europea. È necessario che i valori dei due possano permettere la costruzione di un essere umano sempre migliore.
Grazie.
Edwin Pérez Uberhuaga
Edwin Pérez U. es Director de la revista Raíz Bolivia en España, 0034-616044772 , uberedwin@gmail.com, uberhuaga@walla. com visite y opine en http://www.clubraiz.com/, http://www.raizbolivia.com/, http://www.revistamigrante.blogspot.com/, www.vulcanusweb.de

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